UNISONO

u-nì-so-no

SIGN.

Di suono, simultaneo ad altri e della stessa altezza; concorde

voce dotta, recuperata dal latino tardo unìsonus, composto di uni- e sonus ‘suono’.

Una parola che si prende il suo spazio, nell’ampiezza di un accento sdrucciolo di bel sapore latino: l’accento sulla ‘i’ è molto incisivo. E il suo significato rivela una complessità più tornita di quanto la mera somma di ‘uno’ e ‘suono’ ci suggerirebbe.

Si dicono unisoni quei suoni che vibrano simultaneamente ad altri e con la stessa altezza. Attenzione: il loro timbro può essere anche totalmente diverso. Voci dai caratteri differenti vibrano insieme con la stessa frequenza – dicono la stessa cosa. Ovviamente l’ambito in cui questo termine ha preso corpo (recuperato dal latino nel Cinquecento) è quello musicale, ma la suggestione del suo significato gli ha conquistato un forte valore figurato.

Quando leggiamo o sentiamo la locuzione “all’unisono” (è difficile trovare ‘unisono’ da solo, come aggettivo o sostantivo) può essere riferita a strumenti che eseguono insieme lo stesso fraseggio, ma di consueto questa peculiare contemporaneità ha delle implicazioni di concordia, di unità conforme e armoniosa. Se alla domanda che ci viene posta rispondiamo all’unisono, la nostra risposta simultanea di uguale altezza rivela anche una sicurezza condivisa, perfino complice; addirittura, se davanti al pericolo imminente reagiamo all’unisono, la parte sonora della reazione resta solo figuratamente, rimane solo l’armonia di una reazione condotta insieme senz’altro, in un metodo che non ha bisogno di confronti ulteriori; e lo stesso vale per il silenzio tombale di un pensare all’unisono, in cui il pensiero emerge autonomo in più teste nello stesso attimo e con le stesse frequenze, segno di un’intesa profondissima.

La ricorrenza superiore della locuzione “all’unisono” però non deve scoraggiare altri usi: si può parlare di gesti unisoni, di canti unisoni, di risoluzioni unisone. Anzi, sfuggire dalla locuzione stereotipata dà sempre un bel senso di ricercatezza, è sempre fonte di una lieve sorpresa.

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