PECUNIA

[pe-cù-nia] s.f.

pecùnia s. f. [dal lat. pecunia, der. di pecus «bestiame», letter. – 1. Denaro: già per fama conoscendol ricchissimosì come uomini naturalmente vaghi di pe rapacia doverlo aver si disposero (Boccaccio).

Pecunia è la divinità latina della ricchezza e dell’abbondanza.
Essa aveva, nel pantheon romano, anche una figlia: la dea Argentinus, protettrice del denaro e degli uomini d’affari.

L’etimologia del nome è legata al termine pecunĭa (m) (“denaro”), che in lingua latina derivava da pěcus, ossia “bestiame” (“pecora”), ricordo di un’economia primitiva a carattere pastorizio, perché anticamente gli animali, e soprattutto il bestiame allevato, rappresentavano la ricchezza posseduta e scambiabile, tramite il baratto, dagli esseri umani. Le pecore, i polli, etc., rappresentavano le banconote di un tempo, in un periodo in cui ancora non vigeva l’uso delle monete.

Si tratta di un sinonimo di denaro, dotato di alcune sfumature interessanti.
Appartiene ad un registro elevato, proprio di ambiti letterari o giuridici, ma la sua origine è quantomai umile: infatti questa parola è retaggio di un tempo in cui l’economia si basava sulla pastorizia, e gli scambi commerciali, piuttosto che sul denaro, si fondavano sul valore intrinseco di beni quali gli animali. Si tratta di un’origine tanto lontana che, nei colori di questa parola, non si vede più; le resta invece il prestigio di una storia plurimillenaria.

 

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